La piazza è piena per l'ultimo appello degli aspiranti sindaco

TERAMO – Ultimi rigurgiti di contrasti e dissidi, poi ll silenzio elettorale. I sette candidati a sindaco hanno fatto passerella in piazza Martiri per l’ultimo appello al voto prima di trasferire la propria campagna elettorale porta a porta. Discorsi, programmi, accuse, scambi polemici: tutto nella norma… elettorale ma il dato confortante è stato dato dal pubblico presente. Complice anche l’aria mite di pre-estate, sono stati tantissimi i teramani che hanno assistito ai comizi, affollando la piazza-cuore della città. Ha cominciato Berardo Rabbuffo, candidato di Libera Teramo, che ha portato con sè sul palco anche gli onorevoli Tatarella e Tabacci per un battesimo ‘nazionale’, nel mix con la politica locale e la ‘arrabbiata’ arringa di Roberto Petrella. Graziella Cordone, per Città di Virtù e Sinistra Partecipattiva, si fa circondare dai bambini e da palloncini rosa e rossi, a la scritta "Lella sindaco": attacca sui temi del sociale, affiancata dai candidati regionali Valdo Di Bonaventura e Vincenzo Cipolletti. Giorgio Giannella di Prospettiva Comune porta giovani sul palco e ammicca critico ai sentimentalismi dei suoi ‘colleghi’ candidati e ai comizi urlati, cita Tsipras e compie passaggi politici intensi e intellettuali, non tralasciando i riferimenti all’esperienza Officine Indipendenti. Gianluca Pomante di Finlamente Pomante, prosegue con lo stile orange e colora di arancione il palco oratorio, cita Pablo Neruda e presenta i suoi ‘compagni di avventura’ all’insegna dell’uscita dal tunnel dell’amministrazione uscente: e lancia l’idea di apparentamento, in caso di ballottaggio, con Graziella Cordone. E la volta poi di Manola Di Pasquale, del Pd e Teramo Cambia, il cui arrivo con un cesto di mele sposta sull’ironia la contrapposizione al sindaco uscente, medico di professione: “Una mela al giorno….". Anche lei usa coreografia finale con cartelli "Manola sindaco" e un accenno di balletto, dopo aver ricordato scempi e tassazioni di chi vuole cacciare dal municipio. Arriva il sindaco uscente, Maurizio Brucchi con il gruppo di coaliazione del centrodestra che preme per salire sul palco e all’abbraccio e alla stretta di mano con la Di Pasquale (proposto da quest’ultima) fa da contraltare la polemica da sotto al palco, condita con tanto di cori e scambio di invettive, con Pomante e i suoi ‘arancioni’: «Sindaco faccia chiarezza – strilla Pomante – perchè abbiamo tenuto un comizio al buio e invece adesso che arriva lei tutte le luci si sono magicamente riaccese». Brucchi si fa introdurre da Gaetano Quagliariello, ed è circondato dal governatore uscente Gianni Chiodi, dal parlamentare Paolo Tancredi e dagli assessori regionali Gatti, Di Dalmazio e Morra e dal suo vice Dodo Di Sabatino Martina. Strilla addirittura e ‘provoca’ i grillini, le cui bandiere gli sventolano contro in attesa del loro turno. E quando sul palco arriva Fabio Berardini del Movimento 5 Stelle, il discorso si fa di contrapposizione e di protesta. Le battute sono in chiaro stile grillino, fresche di memoria dal comizio del leader in piazza San Giovanni e il grido è unitario: «Vinciamo noi». L’appello è al voto di cambiamento, a 23 candidati contro 365, che porteranno gli interessi dei cittadini dentro al palazzo.